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Totocalcio: addio, o arrivederci, a uno dei giochi più amati dagli italiani

La legge di bilancio 2019 firmata dall’esecutivo 5 Stelle e Lega è destinata ad entrare di fatto nella lunga storia di uno dei giochi simbolo del popolo italiano: il Totocalcio. Non è chiaro se sarà una pagina di quelle importanti, o la vera e propria fine della storia, questo dipende da come il Ministero dello Sport convertirà in pratica le idee sul nuovo gioco che potrebbe essere qualcosa di nuovo ma in continuità, o semplicemente un gioco completamente diverso che andrebbe a rimpiazzare un’istituzione da oltre 70 anni, la mitica schedina.

Cosa cambia nel Totocalcio

Questo governo che l’ha giurata al gioco d’azzardo ha risparmiato proprio il Totocalcio ritenendolo un divertimento che non corre il rischio di degenerare in situazioni di disturbo e dipendenza. In virtù di ciò il Totocalcio non sarà compreso nel veto per la pubblicità dell’azzardo.

L’appeal del gioco è ormai scemato da tempo e l’attenzione degli appassionati di calcio è migrata tutta verso gli omnicomprensivi palinsesti delle scommesse sportive offerti da bookmakers italiani e stranieri.

Non è assolutamente chiaro come cambierà la schedina, se questa ci sarà, il format di tutto il gioco è materia ancora oscura. Tutto ciò che si può fare è una serie di deduzioni in base al testo dell’emendamento depositato in Commissione Bilancio al Senato dalla maggioranza.

Di sicuro il montepremi sarà più alto rispetto agli ultimi considerato che si parla di “una ristrutturazione della ripartizione della posta in gioco che favorisca l’interesse dei giocatori, attraverso l’aumento del payout e una razionalizzazione delle formule di gioco oggi presenti nel palinsesto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, al fine di aumentare il montepremi di un unico prodotto offerto e, di conseguenza, delle quote di vincita”.

Il montepremi passa da un pagamento del 50% a uno del 75%, quindi di tutto il giocato non sarà più restituito in vincita la metà ma ben tre quarti della somma. Resta una fetta del 25% per ogni concorso, ecco come sarà spartita: il 5% al concessionario e l’8% al punto vendita.

Resta infine un 12% circa che andrà non più alla Coniservizi, società satellite del Coni, ma alla nuova società Salute e Sport spa. Si tratta di una nuova realtà fortemente voluta dalla maggioranza di governo che vuole spostare su di essa la gestione dei fondi per lo sport togliendo l’incarico proprio al Coni. Nella fattispecie del Totocalcio l’accordo è che la società fornisca 2 milioni di euro l’anno per il buon svolgimento dei concorsi, in caso di passivo coprirà essa la minusvalenza, in caso di guadagno i soldi saranno tradotti in incentivi per il mondo dello sport.

Da Abatantuono a Banfi: Il Totocalcio nella tradizione italiana

“Ho fatto 13”, una frase che molti italiani dagli anni ‘60 fino al nuovo millennio avranno sognato di dire, di urlare esplodendo letteralmente di gioia. Ecco, urlare magari no, diciamo esultare sommessamente perché, come spiegava il film “Al bar dello sport”, è meglio non farlo sapere a troppa gente (soprattutto ai familiari!).

Protagonista di quel film era un lanciatissimo Lino Banfi, volto iconico della commedia all’italiana. Nel classico stereotipo di terrone emigrato al nord Lino, il protagonista, segue alla radio la storica trasmissione 90° minuto che fa la telecronaca della domenica di campionato. Scopre una partita alla volta di aver realizzato l’irrealizzabile, scopre di aver fatto 13.

Quel risultato all’epoca significa diventare miliardari e cambiare totalmente vita, ma occhio però ai “parenti serpenti”. Una volta al bar, infatti, Lino è pronto per raccontare il suo successo incredibile ma gli amici lo interrompono per guardare alla tv l’intervista di un altro fortunato vincitore che ha avuto la sciagurata idea di spargere la voce della propria vittoria, ritrovandosi così assalito dalle richieste dei suoi familiari.

Sempre 13, ma stavolta inventato, quello di Diego Abatantuono in “Eccezzziunale veramente”, vittima di un cattivissimo scherzo da parte degli amici. Su “Carrarese-Pro Patria, X” Donato Cavallo (uno dei personaggi interpretati da Abatantuono), ha una reazione smodata che coinvolge in malo modo moglie e suocera, una gioia più flebile solo rispetto alla delusione cocente alla scoperta della verità.

La vincita più alta mai realizzata al Totocalcio

Ogni concorso del Totocalcio ha una storia speciale, se non per tutti sicuramente per qualcuno. Una vittoria mancata, magari sfumata all’ultimo, la propria squadra di periferia per la prima volta nella colonnina delle partite, la schedina della propria data di nascita. La schedina, appunto, un oggetto dall’aura romantica che ormai si trova poco in giro, è sempre stata un feticcio caro agli italiani.

Leggenda narra che per il primo concorso furono stampate 5 milioni di schedine ma ne furono giocate solo 35 mila. La rimanenza fu distribuita ai barbieri perché ben si prestava alla pulizia dei rasoi, era il 1946. Quel primo montepremi da 426 mila lire andò tutto all’impiegato milanese Emilio Biasotti. Il primo montepremi di cospicuo valore andò invece a Pietro Aleotti, trevigiano, che nel ‘47 vinse 64 milioni di lire con un 12 di cui non si era neanche accorto. Fortuna volle che dietro la schedina avesse scritto il suo nome e si fosse apostrofato come “artigiano del legno”, siccome il suo mestiere era costruire bare.

Bisogna attendere gli anni ‘90 per i record assoluti del gioco. La vincita più alta del totocalcio appartiene ad una ricevitoria di Crema che il 7 novembre 1993 registrò un 13 da oltre 5 miliardi e mezzo di lire. Sempre nello stesso anno, anzi, meno di un mese dopo il 5 dicembre si realizzò la raccolta del concorso più ricco della storia del Totocalcio: 34 miliardi e 470 milioni di lire. Fa effetto considerare che le ultime raccolte annuali del gioco non raggiungono il valore del montepremi di quell’unico concorso.

Scritto da Massimo Esposito

Napoletano di nascita e cilentano d'adozione, è appassionato di letteratura sportiva e del Calcio Napoli. Nasce economista per svista con la grande necessità di comunicare e di trasmettere. Di condividere e di parlarne. Il tempo libero (spesso troppo) è dedicato alle sue grandi passioni, tra cui i cani. Massimo Esposito su Twitter